Doping, respinta la richiesta di risarcimento danni di tre ciclisti russi contro la Wada: “Ci ha fatto perdere le Olimpiadi di Rio”
Una pagina decisamente controversa del libro della politica sportiva si arricchisce di un nuovo capitolo. Un tribunale di Toronto (Canada) ha infatti respinto la causa intentata da tre ciclisti russi nei confronti dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA, con l’acronimo anglosassone). I tre atleti avevano promosso l’azione legale chiedendo danni alla WADA per via del “rapporto McLaren”, ovvero l’analisi investigativa che nel 2016 aveva rivelato uno scandalo di doping di stato e di manipolazione dei test antidoping in Russia. In quel documento si accusavano 96 atleti di essere stati in qualche modo “coperti” dalle autorità russe.
Con un successivo documento interno, però, la WADA fece presente di “non avere elementi sufficienti per poter accertare la positività perché analisi accurate dei referti dei test o nuovi esami su campioni di sangue urine non dànno risultati inequivocabili. Insomma – riportava nel 2017 il Corriere della Sera – il Rapporto che aveva di fatto bandito dai Giochi Olimpici e dalle rassegne internazionali intere discipline come l’atletica leggera ex sovietica, svergognandole pubblicamente, si basa su fondamenta fragilissime”. E così, 95 dei 96 atleti chiamati in causa furono in pratica assolti dall’accusa iniziale di doping. Per loro, però, le conseguenze non furono da poco, visto che furono costretti – fra le altre cose – a saltare i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016.
Di qui l’azione promossa dai tre ciclisti russi, che chiedevano la riabilitazione e anche un risarcimento danni. Richieste però respinte dal tribunale canadese, il quale – a dirla tutta – non si è espresso sul merito della cosa: “Queste questioni rientrano nella giurisdizione del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna, il passaggio a un organo di giustizia civile costituisce un abuso processuale”, le motivazioni pubblicate a chiusura del procedimento.
“Questa decisione giustamente chiude le porte ai tentativi di far rivivere una controversia presentando un reclamo a livello nazionale – le parole del direttore generale della WADA, Oliver Niggli riportate da L’Equipe – È un giudizio importante, che conferma le decisioni del TAS e che l’intero movimento sportivo accetta e sostiene ”. Ha parlato anche Richard McLaren, colui che firmò il rapporto alla base di tutto: “Sono lieto che questo caso sia finito. La nostra indagine è stata approfondita e professionale e le nostre conclusioni sono indiscutibili”.
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